53 resultados para ICTUS ISQUEMICO


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Estudio descriptivo de pacientes con ictus isquémico ingresados en el Hospital Vicente Corral dentro de las 24 horas de inicio de síntomas, desde enero a diciembre de 2004. El daño neurológico inicial fue cuantificado usando la NIHSS. El desenlace neurológico fue valorado a los 7 días y 3 meses utilizando el Indice de Barthel. Resultados: De 75 pacientes ingresados en el período de estudio, 24 cumplieron los criterios de inclusión y 23 completaron el seguimiento. A los 3 meses 66.7de pacientes, con puntaje inicial NIHSS menor que 6 evolucionaron a un resultado excelente. Los pacientes con un puntaje NIHSS igual o mayor que 16 tuvieron un mal desenlace. El 50de pacientes con un puntaje de 16 a 20 y los pacientes con puntaje mayor que 20 fallecieron. En el análisis estadístico, un puntaje mayor a 13 tuvo un Odds Ratio de 49.5 (IC 954.5 - 480.5) para un desenlace fatal a los 3 meses. La asociación fue significativa lo que otorga al punto de corte de 13 puntos una gran validez para pronosticar un buen o mal desenlace. Conclusión. Aplicando el NIHSS a los pacientes con ictus isquémico observamos que un puntaje igual o mayor a 16 predice una alta probabilidad de muerte o severa incapacidad, mientras que un puntaje igual o menor a 6 pronostica una buena recuperación. Descriptores DeCS. Ictus isquémico, NIHSS, Índice de Barthel

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El término ictus fue definido por la Organización Mundial de la Salud (OMS) en 1978 como un "síndrome clínico de origen vascular, caracterizado por signos de alteración focal o global de las funciones cerebrales de rápida evolución, que perduran más de 24 horas o provocan la muerte". El término Ictus, supone una de las primeras causas de mortalidad en el mundo occidental y la primera causa de incapacidad y coste económico. Con este trabajo lo que se pretende es dar a conocer la tanto la incidencia y prevalencia como los factores predictores susceptibles que provocan la enfermedad. Así como la repercusión que lleva a cabo a nivel personal

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The International Citicoline Trial in acUte Stroke is a sequential phase III study of the use of the drug citicoline in the treatment of acute ischaemic stroke, which was initiated in 2006 in 56 treatment centres. The primary objective of the trial is to demonstrate improved recovery of patients randomized to citicoline relative to those randomized to placebo after 12 weeks of follow-up. The primary analysis will take the form of a global test combining the dichotomized results of assessments on three well-established scales: the Barthel Index, the modified Rankin scale and the National Institutes of Health Stroke Scale. This approach was previously used in the analysis of the influential National Institute of Neurological Disorders and Stroke trial of recombinant tissue plasminogen activator in stroke. The purpose of this paper is to describe how this trial was designed, and in particular how the simultaneous objectives of taking into account three assessment scales, performing a series of interim analyses and conducting treatment allocation and adjusting the analyses to account for prognostic factors, including more than 50 treatment centres, were addressed. Copyright (C) 2008 John Wiley & Sons, Ltd.

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L’ictus rappresenta una delle principali cause di invalidità poiché compromette la deambulazione, incrementando l’incidenza di cadute nei soggetti colpiti. Lo studio della stabilità motoria è fondamentale per l’identificazione dei soggetti a rischio di caduta. I diversi indicatori clinici attualmente utilizzati negli ospedali non sono in grado di fornire una valutazione quantitativo predittiva della stabilità della deambulazione. Lo scopo di questa tesi è indagare una serie di misure sperimentali e valutarne il possibile utilizzo ad integrazione o sostituzione di scale cliniche per l’analisi della stabilità motoria e la prevenzione del rischio di cadute. Analizzando il segnale di accelerazione del centro di massa corporeo di 33 soggetti post stroke sono stati ottenuti gli indici strumentali di interesse. Il corpo centrale di questa tesi consiste nell'analisi statistica condotta tramite modelli di regressione lineare che mettono in correlazione parametri clinici (acquisiti per mezzo di test e questionari) e indici strumentali. Lo studio presente ha reso note importanti correlazioni tra parametri clinici e strumentali, che permettono di affermare l’utilità di tali indici strumentali per una valutazione dei soggetti a rischio di caduta.

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L’ictus è un importante problema di salute pubblica, è causa di morte e disabilità nella popolazione anziana. La necessità di strategie di prevenzione secondaria e terziaria per migliorare il funzionamento post-ictus e prevenire o ritardare altre condizioni disabilitanti, ha portato l’Italia a sviluppare un intervento di Attività Fisica Adattata (AFA) per l’ictus, che permettesse di migliorare gli esiti della riabilitazione. Obiettivo dello studio è di valutare se l’AFA unita all’Educazione Terapeutica (ET), rispetto al trattamento riabilitativo standard, migliora il funzionamento e la qualità di vita in pazienti con ictus. Studio clinico non randomizzato, in cui sono stati valutati 229 pazienti in riabilitazione post-ictus, 126 nel gruppo sperimentale (AFA+ET) e 103 nel gruppo di controllo. I pazienti sono stati valutati al baseline, a 4 e a 12 mesi di follow-up. Le misure di esito sono il cambiamento a 4 mesi di follow-up (che corrisponde a 2 mesi post-intervento nel gruppo sperimentale) di: distanza percorsa, Berg Balance Scale, Short Physical Performance Battery, e Motricity Index. Le variabili misurate a 4 e a 12 mesi di follow-up sono: Barthel Index, Geriatric Depression Scale, SF-12 e Caregiver Strain Index. La distanza percorsa, la performance fisica, l’equilibrio e il punteggio della componente fisica della qualità di vita sono migliorate a 4 mesi nel gruppo AFA+ET e rimasti stabili nel gruppo di controllo. A 12 mesi di follow-up, il gruppo AFA+ET ottiene un cambiamento maggiore, rispetto al gruppo di controllo, nell’abilità di svolgimento delle attività giornaliere e nella qualità di vita. Infine il gruppo AFA+ET riporta, nell’ultimo anno, un minor numero di fratture e minor ricorso a visite riabilitative rispetto al gruppo di controllo. I risultati confermano che l’AFA+ET è efficace nel migliorare le condizioni cliniche di pazienti con ictus e che gli effetti, soprattutto sulla riabilitazione fisica, sono mantenuti anche a lungo termine.

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Programa de doctorado: Avances en medicina interna. La fecha de publicación es la fecha de lectura

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Abstract Bradykinin (BK) was shown to stimulate the production of physiologically active metabolites, blood-brain barrier disruption, and brain edema. The aim of this prospective study was to measure BK concentrations in blood and cerebrospinal fluid (CSF) of patients with traumatic brain injury (TBI), subarachnoid hemorrhage (SAH), intracerebral hemorrhage (ICH), and ischemic stroke and to correlate BK levels with the extent of cerebral edema and intracranial pressure (ICP). Blood and CSF samples of 29 patients suffering from acute cerebral lesions (TBI, 7; SAH,: 10; ICH, 8; ischemic stroke, 4) were collected for up to 8 days after insult. Seven patients with lumbar drainage were used as controls. Edema (5-point scale), ICP, and the GCS (Glasgow Coma Score) at the time of sample withdrawal were correlated with BK concentrations. Though all plasma-BK samples were not significantly elevated, CSF-BK levels of all patients were significantly elevated in overall (n=73) and early (≤72 h) measurements (n=55; 4.3±6.9 and 5.6±8.9 fmol/mL), compared to 1.2±0.7 fmol/mL of controls (p=0.05 and 0.006). Within 72 h after ictus, patients suffering from TBI (p=0.01), ICH (p=0.001), and ischemic stroke (p=0.02) showed significant increases. CSF-BK concentrations correlated with extent of edema formation (r=0.53; p<0.001) and with ICP (r=0.49; p<0.001). Our results demonstrate that acute cerebral lesions are associated with increased CSF-BK levels. Especially after TBI, subarachnoid and intracerebral hemorrhage CSF-BK levels correlate with extent of edema evolution and ICP. BK-blocking agents may turn out to be effective remedies in brain injuries.